Il RICCIO
solitario

a cura di Vittoria Santoro

ANTEPRIMA NUOVO ARTICOLO DELLA RUBRICA ECOBAU

 Non è facile, soprattutto per chi vive in città, riuscire a vedere il riccio, quello strano mammifero dal corpo tozzo e pieno di aculei spinosi che vive nei boschi, nelle radure o sulle rocce.

Questo animale è presente anche nel territorio dell’Etna e potrebbe essere avvistato nel periodo non invernale al crepuscolo, quando esce dalla tana per cercare nutrimento.
Ma poterlo guardare diviene sempre difficile, perché l’uomo, per ignoranza o per mancanza di rispetto e di considerazione verso gli animali e nei confronti della natura, lo stermina senza pietà.

La storia che sto per raccontarvi è fondata, su un’abbondante e piacevole dose di fantasia.
Una spensierata lettura ci aiuterà a conoscere meglio questo simpatico animale, ad apprezzarlo e a difenderlo.

Prima parte:

Rosanna e il riccio

Molti anni fa, in un bosco che vestiva le pendici dell’Etna, viveva un simpatico riccio solitario.
La sua indole era però molto socievole, e questa è, infatti, la qualità che caratterizza questi animali, che spesso riescono a socializzare anche con il loro peggior nemico: l’uomo.
Questo era proprio il caso del nostro spinoso protagonista, il quale, essendo rimasto l’unico riccio di quel bosco, desiderava stare in compagnia degli esseri umani; lasciava la sua tana più volte al giorno e gironzolava per il bosco, sperando di familiarizzare con qualcuno.
Il rifugio che il riccio aveva scelto come sua abitazione si trovava non lontano da una villetta di montagna dove una famiglia trascorreva le vacanze estive.
La tana, fatta di erbe e di foglie secche ammucchiate alla rinfusa, non si trovava li per caso.
Il nostro simpatico animale aveva messo su casa proprio in quel posto perché aveva scoperto che nei mesi caldi quella villetta si popolava di gente. Infatti, quando sopraggiunse l’estate, puntuali arrivarono i proprietari: papà, mamma e Rosanna, un’intelligente ragazzina.

Il riccio li sbirciava di nascosto e si rallegrava nel sentire le loro voci.

Una mattina, la giovane Rosanna, mentre stava facendo una passeggiata nel bosco vicino casa. giunse senza saperlo al nascondiglio del nostro protagonista a quattro zampe.
Egli la guardava dall’interno della sua tana, indeciso se venire fuori o meno.
Poco dopo, fattosi coraggio, uscì piano piano per non impaurirla.
La ragazzina, non appena lo vide, fece tre o quattro passi indietro per timore e poi si arrestò guardandolo con interesse.
Quell’animale a forma di

palla, pieno di fitti aculei e col musetto affusolato, la guardava teneramente senza muoversi e lei faceva altrettanto incuriosita.
Il riccio tentò poi di avvicinarla a passi minuscoli, ma lei si allontanò velocemente, perché l’inevitabile fruscìo che producevano gli aculei quando l’animale si muoveva l’aveva spaventata.

Il nostro amico non si arrese.

Camminando goffamente, cercò di raggiungerla e cominciò quindi a seguirla.
Rosanna, accortasi che il riccio la seguiva, si incuriosì maggiormente e si fermò.

“Perché mi segui? ”
gli chiese, tanto per parlare.

Il riccio si dondolò leggermente e fece un altro passetto avanti, come se avesse capito che la ragazzina voleva dirgli qualcosa.
Poi, il socievole animale vide in quei pressi una mela di bosco, si avvicinò, la prese con la bocca e la portò vicino a Rosanna, offrendogliela.
La ragazza non credeva ai suoi occhi.

Vuole fare amicizia con me – pensò, intenerita, mentre ii riccio la guardava.

“Che simpatico animale ” esclamò, e gli disse che anche lei voleva offrirgli qualcosa.
Si girò intorno per trovare del cibo che potesse piacere al suo nuovo amico.
Vide una grande quantità di foglie secche un po’ rigonfie e, sperando che sotto vi si potesse trovare qualche bacca o qualche frutto di bosco, si chinò leggermente e allungò la mano per spostare le foglie.
Non appena il primo strato di foglie fu rimosso, una terrificante sorpresa investì Rosanna: un serpente con la lingua biforcuta uscì fuori dal suo covo, alzando la testa, pronto all’attacco.
La ragazzina riuscì a ritirare subito la mano, ma poi, presa dal panico, inciampò e cadde lì vicino.
Il serpente era proprio una velenosissima vipera che stava balzando per morderla.
Ma il nostro riccio, che aveva assistito alla scena, eresse il più possibile i suoi aculei, si scagliò violentemente sulla vipera e con due o tre morsi la uccise.

Rosanna era salva.


Lei non sapeva, perciò, che i ricci sono i più potenti nemici delle vipere, e che tollerano benissimo le sostanze tossiche e i veleni dei serpenti.
Quel simpatico riccio le aveva dunque salvato la vita, ma, nell’impeto dell’assalto alla vipera, aveva preso di striscio con i suoi aculei Rosanna e involontariamente le aveva graffiato il braccio.
Rosanna, immensamente grata e ancora emozionata, non aveva fatto caso al graffio che quel curioso animate le aveva procurato.
Ancora tremante per lo spavento preso, si era avvicinata al suo «salvatore» e lo aveva accarezzato dolcemente sotto la testa e sul ventre, dove i ricci non hanno spine.
Il nostro protagonista la lasciava fare immobile.
Nel frattempo, si era fatta quasi l’ora di pranzo e la ragazzina doveva ritornare a casa.
Salutò il suo amico riccio, dicendogli:
Se sono ancora viva il merito è tuo, tu sarai per sempre mio e ti
chiamerò… Ricciolo!
Ci vedremo domani, verrò a trovarti.
Dopo averlo battezzato così, si diresse verso casa e il riccio la guardo finché lei non sparì tra gli alberi.

Seconda parte:


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